LUCE, ACQUA, PIETRA
Il progetto a Marina di Carrara nasce da un linguaggio materico che celebra il marmo: cinque volumi cubici, ispirati ai blocchi estratti dalle cave, sono traslati e orientati per disegnare un percorso dinamico che parte dalla griglia urbana ortogonale e scivola verso le curve del waterfront. Ogni “cubo” sembra rotolare dal suolo, emergendo in modo naturale grazie a un inserimento studiato per ottimizzare luce e percorsi visivi.
Le superfici in marmo – levigate, sbozzate o venate – creano contrasti materici che modulano la luce naturale, generando giochi di ombre in continuo mutamento. Ampie vetrate e tagli calibrati nelle facciate favoriscono la penetrazione dei raggi solari durante il giorno, mentre di notte un’illuminazione puntuale mette in risalto le trame della pietra e i riflessi sull’acqua circostante.
L’acqua diventa protagonista architettonica: specchi d’acqua, vasche e fontane avvolgono alcuni edifici, donando un effetto di galleggiamento visivo e fungendo da elemento di controllo climatico. In questo dialogo costante tra materia, luce e acqua, il complesso si trasforma in un’installazione poetica che unisce tradizione estrattiva locale e rigore formale contemporaneo.